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Viterbo – “Caro direttore, butti là la cosa con la leggerezza propria dell’immaginazione, in  forma di un sogno scritto. E seguirti verrebbe spontaneo e piacevole. La tua torta basta ed avanza per soddisfare insieme l’aspettativa e l’ambizione di un programma che scalda i cuori. Siamo d’accordo. Sintetizzerei il tutto col criterio della bellezza e della qualità, che se ancora illuminasse almeno un poco l’arte ed il cimento del governo, non potrebbe che orientare in qualche modo giuste scelte ed avere le relative ricadute.

Mettere a sistema qualità e bellezza quindi. Il punto è come.

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Nel balbettante riassetto istituzionale le già deboli strutture e strumentazioni di promozione, valorizzazione e coordinamento delle politiche turistiche e culturali sono disperse, se non dissolte.


 – Cercansi disperatamente candidati sindaco di livello politico decente, ma anche idee…


Mettere mano in maniera organica e fruttuosa alle potenzialità che elenchi  chiama in causa una dimensione ottimale almeno provinciale. Superfluo dilungarsi sulle resistenze di vario genere nell’assumere questo profilo di iniziativa. Il comune capoluogo può però sopperire con una autorevolezza sostanziata senza riserve dall’intensità dell’impegno, dalle risorse (e non solo finanziarie), dalla centralità politica che intende spendere in questa direzione. Poi la concretezza dei risultati può richiamare progressivamente le ulteriori  forze necessarie a sostenere il tutto, anche con il supporto degli attori economici, degli operatori e delle agenzie culturali e di promozione   coinvolti e chiaramente dei cittadini.  

Ma l’oggetto chiamato in causa è il governo tutto  di una città.  Allora “primum vivere”.

Fa strano ma a questo siamo. I tuoi stessi report, le segnalazioni su vari aspetti di degrado e di criticità nel vivere quotidiano che raccogli, ormai da anni senza soluzione di continuità da un’amministrazione all’altra, lo confermano.

Poi deve esserci o no  un senso ai tributi ed addizionali che i cittadini  contribuenti pagano (e a Viterbo, sommati a quelli regionali, sono tra  i più alti)? Quindi è imperativo risolvere la questione di rendere servizi corrispondenti.

Per alcuni siamo alla “normalità” del renderli al meglio e per tempo (che sembrerebbe questione di puro buon senso ed sincera applicazione senza coloritura politica), a cominciare da una minuziosa cura e manutenzione degli spazi comuni, una burocrazia comunale accessibile, solerte ed amica, tutti i servizi alla persona universali e a domanda in capo alle competenze comunale assolti pienamente. E che siano i cittadini utenti a dare la pagella, costantemente.

Quindi faccia l’amministrazione quello che deve su questo versante e pretenda anche dai cittadini di essere all’altezza poi nei comportamenti.

Per altre questioni poi invece serve un indirizzo più definito, capitoli che potrebbero essere riempiti e che richiedono senz’altro una chiara determinazione e programmazione  amministrativa. Qualche esempio.

Alcuni stanno lì da tempo immemore, come la questione termale, che penso non abbia futuro se non pensiamo alla città termale come insieme di più realtà imprenditoriali che vanno aiutate a nascere  e svilupparsi liberamente, tutte.

Ci sono poi tanti contenitori,  nel perimetro delle mura, abbandonati/inutilizzati, a cominciare da Palazzo Calabresi addirittura confinante con Palazzo dei Priori. Anche qui se pensiamo di farne tutti poli pubblici di questo o di quell’altro, quanti decenni ancora dovremo rincorrere risorse fugaci?

Se queste ipotesi più o meno immaginifiche hanno una consistenza a breve bene; altrimenti sperimentare una via che guarda ad investimenti privati, per recuperi ed usi compatibili che certo devono garantire remunerazione e manutenzione, sarebbe blasfemo ?

Così come guardare a tutte le aree prossime alle mura cittadine per allocarvi utilizzazioni ed espansioni integrate piuttosto che portarle lontano da un centro che si dice voler rivitalizzare. Tanta fantasia e forse coraggio in più ipotesi fattibili effettuando una ricognizione puntuale delle aree , dei volumi più o meno utilizzati esistenti, demolire anche per ricostruire o spostare, verificando utilità ed anche convenienze con i vari interlocutori, dentro una visione unitaria, lineare, vincolante della crescita cittadina.

E in questo contesto, tra l’altro, messa in sicurezza coi vincoli l’area dell’Arcionello , dopo un dibattito ed una mobilitazione cittadina non più eguagliata poi per partecipazione ed intensità, come la rendiamo veramente al servizio della comunità in termine di fruibilità ad ogni livello?

Poi metter mano ad un TPL che superi l’autoreferenzialità, che misuri la sua efficacia nelle persone trasportate più che nei km percorsi.  E poi un Piano Parcheggi ( che fine hanno fatto tutte le ipotesi di parcheggi interrati ?) ed un piano viabilità che dia coerenza ad una valorizzazione del centro storico, anch’esso da reinventare, ampliare anche. Forse con una idea che unifichi, attraversando  Valle Faul, ad esempio i due colli, del Duomo e della Trinità, un nuovo percorso turistico, commerciale, culturale.

Non c’è poi ripresa del centro e nel centro se non si ricreano condizioni competitive di immobilizzazione ed investimento. E quelle della vivibilità , della logistica, della sicurezza  , sono le premesse sia per le attività che per le residenze. Non c’è alcuna premialità  che possa superare queste criticità. 

E via così, per rappresentare solo da alcuni esempi, a quali asticelle forse sarebbe interessante si posizionasse il dibattitto e confronto della politica in primis, ma dell’intesa città nelle sue varie espressioni.

Così non è, o perlomeno non appare. Siamo ancora  ai politicismi, ai posizionamenti, peraltro con una dinamica poco evidente, cui corrisponde una diffusa ed inevitabile distrazione nell’elettorato. E veramente è poco appassionante. Sempre e solo un  gioco di schieramenti, di filiere di potere, da cui pare impossibile schiodarsi. Ma mai disperare, come tu insegni”.

Sandro Mancinelli

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