Viterbo – Non appena uscito l’articolo di fondo del direttore Carlo Galeotti, Cercansi disperatamente candidati sindaco di livello politico decente, ma anche idee…, è arrivata in redazione una raffica di interventi di esponenti della società civile, della politica e di cittadini sul futuro di Viterbo e della Tuscia. Un segno di quanto tutti i cittadini tengano a questa terra. Un segno di quanto siano tutti consapevoli della sua bellezza e del suo incanto. Ma allo stesso tempo di quanto sia stata abbandonata. Ovviamente non possiamo pubblicare tutti gli interventi in un giorno. Assicuriamo che tutti gli interventi verranno pubblicati man mano nei prossimi giorni.
– Caro direttore, intervengo per così dire ‘a cuore aperto’, da cittadina viterbese, su quanto da te esposto nell’editoriale del giorno di San Valentino.
Non c’è dubbio che, in questo momento, l’attenzione di qualsiasi cittadino sia sul futuro della città. È sotto gli occhi di tutti come la nostra Viterbo sia in decadenza, dal punto di vista strutturale, culturale e sociale. Senza stare qui ad elencare le numerose problematiche che d’altra parte il tuo giornale non ha mai mancato di sottolineare e denunciare, ti dico che le tue proposte per un eventuale rilancio e sviluppo della città sono non solo altamente condivisibili ma anche condivise da chiunque abbia a cuore il bene di Viterbo e dei suoi cittadini.
Come non essere d’accordo sulla necessità di provvedere alle urgenze: pulizia delle strade e cura del verde, restauro delle fontane, delle mura e dei monumenti, viabilità e sicurezza. Quel minimo sindacale, come lo definisci, che, senza scrivere libri dei sogni, ma cercando di rimanere con i piedi per terra, già sarebbe una grande cosa raggiungere.
Fatto questo, Viterbo offre una tale gamma di possibilità progettuali che veramente c’è solo l’imbarazzo della scelta: Viterbo avamposto dell’Etruria meridionale, cuore della Tuscia, città medievale, città di santa Rosa, città dei papi, rinascimentale, barocca, neoclassica e dell’architettura razionalista. Ancora: città universitaria, termale, del cinema, della musica e chi più ne ha più ne metta. Una città che aspetta solo di essere valorizzata per ciò che ‘è’ e ciò che ‘ha’, bella nella sua sobrietà e semplicità, di cui la cinta muraria è un’austera ed eloquente espressione. Senza naturalmente trascurare la periferia, dove ormai è dislocata la gran parte della popolazione e che merita di essere collegata, inclusa, resa parte di un unico tessuto economico e sociale.
Ma direttore, ti dico anche, in base alla mia prima e breve esperienza come amministratore, che dobbiamo riflettere sul perché la politica, che è fatta di cittadini e che pertanto ha a cuore il bene di Viterbo, o almeno la sua missione ne è il perseguimento, ha negli ultimi decenni deluso, talvolta perfino anche riguardo a quel ‘minimo sindacale’.
Ecco credo che forse si debba ripensare il modo di fare politica, che oggi ha raggiunto, anche a livello nazionale, livelli di faziosità da derby calcistico: spesso divisa per partito preso (è il caso di dirlo) e senza una vera discussione sui temi. Credo che si debbano a questo punto deporre le armi e mettersi attorno a un tavolo per decidere la strada da prendere, una strada che possa far convergere le varie anime, unendole per perseguire un unico grande obiettivo che è quello di fermare il declino della città. Non c’è più tempo da perdere, incertezze su cui temporeggiare, argomenti su cui litigare: c’è una sola necessità per tutti, quella di ascoltare il grido di dolore con il quale Viterbo ci chiede di essere salvata.
Paola Bugiotti
Ex consigliera comunale
e dirigente scolastica
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